Giacomo Cappello nasce a Padova il 17 Luglio 1986 da una famiglia della media borghesia.
Il padre infermiere e la madre vigile. Nel rapporto col figlio lei è permissiva e senza un reale metodo educativo, lui molto rigido, impaziente, che abusa spesso della sua autorità.
Già a otto mesi ha il primo attacco di asma bronchiale allergica che causerà molteplici visite e ricoveri in ospedale e soprattutto un indebolimento delle sue difese immunitarie tanto da farlo ammalare continuamente. Passerà così molto tempo a casa in solitudine.
Le tensioni in famiglia e la vivacità del bambino non trovano il giusto equilibrio e i genitori, occupati con le fasi depressive della madre e le crisi esistenziali del padre, per frenarlo eccedono in un atteggiamento devalorizzante e ipercritico.
Trova pace e rifugio solo a casa della zia materna a cui è affidato per la maggior parte del tempo, già da molto piccolo, perché gli lascia libero sfogo e asseconda le sue richieste. Il suo entusiasmo e la non considerazione del pericolo lo portano a combinare molti guai, a procurarsi fratture e lesioni di vario genere ma soprattutto la voglia immensa di scoprire e provare ogni cosa senza fermarsi mai.
A cinque anni osservando il padre mentre dipinge dimostra un precoce interesse per l’arte e nascono i suoi primi tentativi di pittura. Costretto a imparare a leggere bene a questa età viene stimolato dalla grande collezione di libri, film e musica del padre e si affaccia molto presto alla cultura in generale cercando di accumulare più informazioni possibili.
Già dalle prime esperienze scolastiche viene criticato perché troppo creativo e iperattivo. Le insegnanti cercano di placare la sua energia provocando in lui un disturbo antisociale, in quanto si sente limitato in ogni sua curiosità ed espressività. Preferisce studiare da solo e non sui libri di scuola. Acquisisce una notevole abilità nella memoria ma colleziona brutti voti. Di conseguenza riceve critiche, disprezzo e freddezza da parte degli adulti.
Giacomo cerca tutti i mezzi possibili per riuscire a comunicare il turbine di passione al suo interno già a sei anni scrive le sue prime poesie che denotano una precoce e approfondita analisi delle sue emozioni.
A otto anni influenzato soprattutto dai dischi di Charlie Parker chiede ai genitori di poter imparare a suonare il sassofono perché innamorato del suono.
Il suo maestro è colpito e affascinato dalla capacità del bambino a improvvisare senza conoscere le note musicali ma quando cerca di imporgli dei limiti e le regole della musica Giacomo decide di smettere nonostante l’ insistenza del maestro che lo definisce un bambino prodigio.
Decadenza
I litigi fra i genitori diventano sempre più una costante e concentrati nella lotta di separazione coniugale creano un distacco col figlio. Cercano in Giacomo un alleato e un modo per ottenere potere sull’altro usandolo come un oggetto. Abbandonato a sé stesso il bambino, diventa, per loro, sempre più incomprensibile e non gestibile. Inizia per lui un periodo d’ insofferenza verso tutte le imposizioni della morale, della società e dell’etica che gli crea sbalzi d’umore notevoli. A tredici anni trova senso di appartenenza nella “beat generation” acquisendo nuove trasgressioni per sopperire alla tristezza e decide di fare più esperienze possibili. In questo periodo scrive numerose poesie che gli fanno vincere dei concorsi e trovare sicurezza nel suo talento. A gran voce comunica a tutti di essere un grande artista e di essere disposto a tutto per fare solo quello nella sua vita. E’ conosciuto fra i suoi amici come eccentrico e amante delle scommesse che lo mettono spesso in situazioni pericolose. Inizia a provare droghe di ogni genere per passare in poco tempo all’abuso di eroina. Appena i genitori si accorgono di cosa sta succedendo lo costringono in una prigione chiudendolo in casa e a fare degli incontri con psichiatri e psicologi senza preoccuparsi di capire la sua personalità borderline provocando una definitiva rottura nel rapporto. Abbandona sia il liceo artistico sia la sua casa e inizia a vivere per strada, dorme dove capita, è vittima di numerosi pestaggi, a causa dei debiti per droga, in cui rischia la vita e riceve una coltellata che gli danneggerà gravemente un ginocchio, ruba e vede morire molti amici. Lo stress è enorme e decide di entrare in cura col metadone iscrivendosi al Sert. Ovviamente rimane fuori dagli schemi e non vuole parlare in nessun gruppo e con nessun esperto sicuro di potercela fare da solo come ha sempre fatto. Trova rifugio dalla zia che l’ha cresciuto che nonostante la poca accettazione del suo modo di vivere, gli dona affetto, tempo e spazio per conoscere meglio sé stesso. In una difficile lotta contro la tossicodipendenza costellata da periodi di cura e periodi di eccessi, per esigenza dipinge spasmodicamente notte e giorno, non uscendo più di casa per due anni.
In questi anni di adolescenza crea tre quadri al giorno sperimentando ogni tecnica e materiale, sempre alla ricerca di qualcosa che metta pace al suo animo. Continua a studiare scrittori, pittori, registi e filosofi sempre con l’aiuto della musica e dei grandi cantautori.
Nel 2004 a diciassette anni fa la sua prima mostra personale a Padova con la critica di Paolo Tieto.
Riceve consensi, l’interesse di giornalisti e altri grandi critici d’arte come Giorgio Segato che lo incentivano a lavorare e fa numerose mostre fino al 2007.
La svolta
Nel 2006 inizia la relazione con la sua attuale moglie che lo accompagna nella scelta categorica di non fare più uso di droga. Poco più tardi il suo percorso è messo a dura prova da una gravidanza inaspettata che a giugno del 2007 lo fa diventare papà a soli 20 anni. Affetto da disturbo bipolare cerca in lei una sicurezza, un punto fermo qualcuno che non lo abbandoni e lo capisca. Il suo entusiasmo è una salvezza per la coppia che cerca con tutte le forze di affrontare ogni difficoltà. Per economia familiare accetta, suo malgrado, di fare quadri su commissione che lo condurrà a una crisi artistica durata tre anni in cui lavora tutti i giorni, ma crea poco e nessuna opera che lo soddisfa. Dopo svariati tentativi abbandona ogni positività, cade in una sua fase depressiva prolungata e insidiosa si sveglia sempre tardi, vive di notte chiuso nel suo studio, non si relaziona con nessuno, mangia poco e si nutre solo di musica, film e libri. Si aggravano i problemi di salute dovuti all’asma, lo stress e la sbagliata alimentazione creano ulcere che gli provocano continue emorragie e una magrezza estrema. Si sposano il 3 Maggio 2008 lui pesava 54 kg e il fisico ormai a pezzi. Eccedendo nell’alcool i problemi intestinali peggiorano e il giorno di capodanno dopo 20 ore di vomito e diarrea e sangue gli sale la febbre a 41° e viene ricoverato d’urgenza all’ospedale di Piove di Sacco in uno stato di pre-coma. Dopo solo due giorni di ricovero senza una diagnosi richiede la dimissione firmando per sua responsabilità. Cerca invano di capire le cause studiando e facendo visite mediche senza ottenere risposte concrete o soluzioni al suo male così stanco e sconsolato dice basta e nel 2010 decide di rivoluzionare il suo essere facendo tutto il contrario di quello che ha sempre fatto.
Si pone l’obiettivo di non voler più soffrire sia mentalmente sia fisicamente così con una disciplina incorruttibile scala il metadone, regolarizza i suoi orari di veglia, si sforza di mangiare e inizia a fare esercizio fisico. Tutto questo sforzo crea ancora più disagio al fisico stremato, ma Giacomo non vuole ascoltare nessun segnale si obbliga ad allenarsi comunque nonostante il dolore, la febbre, la difficoltà a respirare, il vomito o la continua diarrea. Non dorme a causa della mancanza di droga ha continui crampi ma non si vuole arrendere. “ Perde solo chi si arrende” si ripeteva. Dopo aver aumentato il peso e soprattutto la massa muscolare si sente forte e il suo corpo gli dà tregua. Non vomita più e riesce a mangiare senza difficoltà, gli attacchi d’asma si attenuano, la febbre non gli viene più, ma la mancanza di sonno è ancora un problema. Giacomo però a questo punto non è ancora soddisfatto e cerca di sfidare ogni suo limite mentale e fisico allenandosi nelle arti marziali da autodidatta per affrontare e capire il dolore. Si stressa fino all’esaurimento, col caldo o col freddo ogni giorno fa 4 ore di allenamento, fa bagni ghiacciati e rinforza le ossa sbattendole sul muro. Per sentirsi completo però deve mettersi alla prova per non avere più paura così grazie a sue vecchie conoscenze torna sulla strada per fare degli incontri clandestini.
Dopo i primi insuccessi si costringe a fare sempre più incontri e con poco tempo di recupero per imparare il più possibile da sé e guadagnarsi da vivere diventando un lottatore di Valetudo.
La difficoltà fisica si complica quando inizia ad avere frequenti svenimenti, dopo l’insistenza della moglie fa degli esami che rivelano la mancanza di sangue e il ferro è quasi a livelli impercettibili stupito continua nonostante tutto ad allenarsi ma dopo essersi reso conto della forza acquisita ricomincia a scrivere e a dipingere, fa nuove mostre e pubblica la sua prima raccolta di poesie “Il segreto è: non essere salutisti” e un libro di racconti “Un pugno sul naso”
L’illuminazione
Nel 2013 dopo un durissimo incontro Giacomo agonizzante torna a casa e faticosamente si trascina sotto la doccia chiude gli occhi e ascoltando l’acqua scivolare sulle ferite vive un’ esperienza extracorporea. Non sente più la materia del suo corpo ma solo lo scorrere come fosse acqua. Da quel momento cambiano le sue percezioni e per la prima volta gli è chiara la verità. Non dobbiamo ricercare nulla al di fuori di noi, non serve un percorso, non c’è una meta basta solo osservare il nostro vero io, la nostra energia e assecondare la sua volontà solo così potremmo essere felici, tutto ciò che acquisiamo dall’esterno e dalle esperienze ci crea gabbie, sofferenza e violenza. Scrive il suo romanzo autobiografico “La vera coscienza di un uomo considerato pazzo”. “Non esiste più nulla che sia distinto né in noi né fuori. Tutto è composto solo da particelle perciò noi siamo il tutto. Il nostro corpo, la mente, lo spirito non sono divise è un tutt’uno.
Non esiste più il dolore, non esiste la tristezza se siamo fatti di particelle allora possiamo mutare. Abbiamo la responsabilità di noi stessi” dice Giacomo e inizia il suo processo di auto guarigione.
Incontra un esperto della cultura indiana che gli spiega l’importanza del suo vissuto avvicinandolo a personalità di spicco. Le sue parole sono incomprensibili ai più ma se si ascolta con attenzione può trasmettere energie positive e aprire gli occhi e la mente sulle infinite possibilità che ha l’uomo, il vero uomo quello cosciente di essere energia, universo, infinito.
Viene invitato a tenere un corso di gruppo da un istruttore di yoga e inizia delle consulenze individuali per guidare le persone a comprendere la propria energia e il potere su sé stessi.
In gennaio 2015 inizia le riprese del documentario tratto dalla sua vita e insieme al regista concordano sul fare l’ultimo incontro e riprendere il ritorno a casa. La sera dopo il durissimo combattimento rientra stremato ma come negli accordi va a fare riprese fino alle tre del mattino. Tornato a casa va a letto e faticosamente si addormenta. Seguono due giorni di vertigini che lo bloccano nei movimenti, poi ricomincia ad allenarsi come era solito fare. Nei mesi successivi si alternano periodi di febbre e debolezza che fanno pensare Giacomo ma aumenta il carico del suo allenamento per reagire. Nel frattempo nel mese di Marzo nasce il suo secondo figlio proprio in un periodo di febbre e malessere ma lui comunque vuole essere presente per stare accanto alla moglie. A maggio 2015 dopo un allenamento di sparring, però, inizia a sentire un forte mal di testa che non comunica a nessuno perché vuole capire questo nuovo segnale corporeo. Il giorno seguente si trova con degli amici a fare una grigliata dove col caldo cucina per tutti e fa divertire. Tornato a casa la moglie si accorge che c’è qualcosa che non va e nota dei tremori così lui le confessa i sintomi. Va a letto e inizia a perdere sangue da naso. Non vuole sentire ragioni e non vuole pareri medici. La mattina seguente si alza e corre in bagno con giramenti fortissimi e le gambe che non hanno la forza di reggerlo, ha lo sguardo vuoto e non risponde agli stimoli esterni così la moglie preoccupata chiama i soccorsi. Arrivato in ospedale dopo un tac si constata una sublussazione rotatoria c1 c2 con spostamento del dente dell’epistrofeo, legamenti rotti e svariati ematomi non assorbiti nel cervello. Dopo avergli spiegato la gravità della situazione e la fortuna nell’essere ancora vivo in quanto dovrebbe essere in coma, paralizzato o morto vuole ricoverare Giacomo per fare trazione, ma si rifiuta e gli consigliano almeno di usare un collare e stare a riposo altrimenti rischia danni gravi e irreversibili. Il giorno stesso tornato a casa fa pesi come se non fosse successo nulla. Alla richiesta di stare fermo lui risponde solo “io non ho un corpo perciò non c’è danno”. Dopo un mese fa una seconda tac per verificare che non ci fossero fratture e il tutto sembra peggiorare, Giacomo ha un piccolo cedimento per i risultati poco confortanti ma si rende conto subito di dare in questo modo troppa importanza al corpo come entità separata. Torna a essere un tutt’uno e spinge nell’acceleratore perché nulla può fermare la natura, la terra, il tutto. E nell’ultima tac fatta i primi di Giugno avviene la conferma scritta della verità. La sublussazione è guarita e i legamenti si sono riallacciati i medici stupiti chiedono a Giacomo spiegazione del suo miracolo e infine senza parole ammettono che per loro a livello scientifico non è umano né il riallacciamento né che lui si sia allenato in quella condizione.