Giochi di colori e ombre
– Silvia Gorgi
L’urgenza dell’arte si ritrova tutta nelle opere di un giovane ventenne padovano, Giacomo Cappello, che oggi alle 17 inaugura la sua mostra Contrasti armonici, nelle sale del municipio di Ponte San Nicolò. L’ energia nella ricerca artistica, Cappello la riversa nella sua pittura fatta di contrasti che lui stesso definisce armonici, poiché atti a cercare sempre una forma di equilibrio. Così i suoi quadri, caratterizzati dalle molte intense sfumature, finiscono per creare un’armonia di colori. “Sono accostamenti di tinte estreme, di nero e bianco, contrapposizioni nette che ci sono poi anche nella mia vita”, spiega Cappello. Un punto fermo per il giovane è il legame stretto con l’arte.
“Indubbiamente mi sento un artista, poiché per me l’arte è fondamentale, senza non potrei vivere. Per arte in senso ampio, intendo anche letteratura, filosofia, musica; penso a De André, Guccini, i Pink Floyd degli esordi”. Nel suo futuro il giovane artista vede come fondamentale l’intraprendere un percorso formativo: studiare, leggere libri, comprendere monografie di artisti del passato per conoscere il loro percorso e valutare se sia in grado di aiutarlo a definire il suo. Cappello alla formazione istituzionale, liceo ed accademia, ha contrapposto una scelta da autodidatta, abbandonando dopo due anni l’istituto d’arte. “Mio padre anche lui pittore, mi ha fatto scoprire questo mondo, così io a 14 anni ho cominciato a praticare la pittura ed a sviluppare opere che hanno una forma classica, con pennellate veloci ed anche lente, a volte strascicate, ed il cui fondamento sta in un fulcro dì luce al centro del quadro con tutt’intorno nero e colori scuri, insomma in un gioco di luci, con rimandi per la forma a Sironi”. Proprio per questo Cappello ha scelto la pittura quale forma espressiva rispetto a linguaggi fortemente utilizzati nell’arte contemporanea, quali video, installazioni e foto, verso cui l’artista padovano si pone in maniera critica “lo sono uno antico, non li concepisco e non capisco nemmeno i critici che sostengono artisti che utilizzano questi mezzi espressivi; anche se dietro l’arte concettuale c’è uno studio non riesco a ritenerla arte. Sono convinto, invece, che l’arte, dagli anni ’80 in poi, sia stata distrutta”.