– Gianpaolo Cappello
Tentavo di insegnargli la tecnica della pittura ad olio ma si è stancato subito. Dopo qualche anno decise che avrebbe imparato da solo, da primo si scelse come maestro Pollock e cominciò a spremere tubetti di colore su grandi tele ricavandone inquietanti commistioni di antropomorfe immagini e accostamenti cromatici. Ma già si intravedeva un’arte, una passione, un urlo.
Poi volle tutti i grandi maestri come insegnanti. Si immerse nelle monografie di Picasso, di Soutine, di Modigliani ecc. Si tuffò nei colori cominciò a sperimentare con la materia: sabbia, cenere, acrilici, olio…pennelli, mani, vestiti…
Raccontava sé stesso la sua ribellione alla quotidianità, la sua rabbia. Ora ha trovato un suo linguaggio e racconta un mondo suo fatto di tratti leggeri e parvenze.La tristezza sulle sue spalle è come una vela lavata dall’acqua del mare sul ponte spazzato dal vento. In questo modo Giacomo Cappello si imbatte nelle sue emozioni e stremato ne tira fuori lingue infuocate. Ma, se si ferma un attimo, nascono i suoi passaggi luminosi, festosi e sereni: paradisi di armonia in cui l’aria circola dolcemente.